Leopard 50: il nostro test

Mettete insieme affidabilità e semplicità di manutenzione, versione con o senza fly e interni a tre, quattro o cinque cabine, seconda porta a prua del salone con accesso a un living privato ed ecco a voi il Leopard 50, erede del mitico 48. Abbiamo provato il secondo modello, acquistato da una coppia di armatori italiani di cui trovate anche l’intervista
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Dedicato alla crociera pura, il Leopard 50 inaugura una nuova linea caratterizzata da un design più snello e moderno, ancora una volta curato dallo studio Simonis & Voogd Yacht Design. In queste pagine vi portiamo a bordo del secondo scafo costruito dal cantiere sudafricano e “finito in mani” italiane. Si tratta della versione Fly (più pesante di circa 600 kg rispetto alla Performance, senza fly) e attrezzata con randa square top da 95,5 mq e un Code D da 157 mq (una variante del Code 0 dedicata alla crociera, è più facile da usare e ha un maggior range di utilizzo, tra 60° e 180° circa).
Abbiamo incontrato gli armatori, Fabio Alimonti e Michela Ambrosetti, durante il salone dei multiscafi a La Grande Motte, in Francia, e sono loro stessi a raccontarci il perché di un catamarano. «È il regalo per festeggiare la guarigione di mia moglie - racconta Fabio Alimonti - dopo un anno di battaglie a causa di una lucemia. Un’esperienza molto impegnativa da cui siamo usciti grazie alla sua determinazione e alla professionalità del team guidato dal professor Andrea Bacigalupo e dalla professoressa Simona Sica del Policlinico Gemelli di Roma. La barca rappresenta la rinascita dal buio dell’ultimo anno e speriamo porti un po’ di serenità; si chiama Miky perché deve essere bella e veleggiare senza inquinare. Ovviamente, prima di pensare alla barca c’è stato un impegno con il Gemelli verso cui ci siamo adoperati e continueremo a farlo».

Ma perché un catamarano e proprio un Leopard? Alimonti ci spiega che «ho voluto un catamarano per la sua comodità e vivibilità interna, il miglior compromesso tra barca a vela e casa. Sono andato alla fiera di Barcellona dello scorso anno a visitare tutti i modelli e prima di ripartire, proprio nei minuti finali, sono salito a bordo di un Leopard 45 e mi ha subito colpito per le qualità. Tornato in Italia ho contattato il cantiere scoprendone la lunga storia nel settore dei multiscafi; e così ho deciso di affidarmi alla sua esperienza e alla nuova linea inaugurata proprio con il 50’».
Per Michela invece «la barca a vela mi metteva timore, la vedevo più impegnativa per la mia scarsa esperienza, poi Fabio mi ha fatto appassionare al catamarano e mi sono innamorata del Leopard, del suo design e del comfort, e anche del logo con l’impronta della zampa del leopardo!».

Visibilità, protezione dal sole e comunicazione con il pozzetto distinguono la timoneria del Leopard 50, un catamarano per la crociera che fa di spazi, comfort e facilità di gestione i suoi punti di forza. Lo proviamo in una bella giornata primaverile con vento sui 12 nodi. Grazie ai tre winch (elettrici in questo modello) dalla ruota si ha il controllo di tutto il piano velico, qui arrivano infatti scotte e drizze. Una volta issati randa e genoa il Leopard prende il passo assestandosi di bolina intorno ai 7 nodi a 60° al vento reale. Inutile provare a stringere troppo, meglio far andare la barca perdendo qualche grado.

Stringendo verso i 50° rallentiamo, infatti, a 6 nodi, mentre allargando a 70°/80° si riguadagna qualcosa sopra ai 7 nodi. Troviamo scomoda la ruota, troppo bassa, sebbene i catamarani da crociera (e i loro armatori) prediligano l’utilizzo dell’autopilota. Quando chiudiamo il Genoa e apriamo il Code D il vento è leggermente calato a 7/8 nodi che spingono il Leopard 50 a circa 6 nodi di velocità con punte fino a 7 sotto raffica.

Con due motori da 80 cavalli (optional a 18.743 euro + Iva) si naviga a 6,8 nodi a 2.000 giri (oltre 600 miglia di autonomia a barca carica, dato fornito dal cantiere) con una massima di 8,8 nodi a 2.900 giri.
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