Mentre navighiamo Vanni Galgani ci racconta che «quanto a forme e rendimento Frers si è ispirato alle carene degli ocean racer, ottimizzando lo scafo per dare il massimo comfort e prestazioni in crociera. Al contrario di quanto avviene spesso, la scelta dei due timoni non è una moda, ma una necessità legata al progetto della carena. Lo scafo non ha forme estreme, è largo ma senza eccessi e soprattutto non cambia assetto longitudinale quando sbanda, modificando la sua impronta in acqua per lasciarla sempre simmetrica: non affonda mai la prua né la solleva, eliminando di fatto il trascinamento di acqua a poppa.
La carena è stata infatti disegnata per uno sbandamento ottimale tra i 18° e i 20°. Il raddrizzamento, una volta demandato in gran parte alla chiglia, è controllato in buona parte anche dalla forma dello scafo, ed è il progettista a impostare un livello ottimale di sbandamento, che per il 78 è sui 18/20°.
In passato le barche, anche le nostre, sbandavano di più e richiedevano azioni repentine in navigazione nel ridurre tela o mollare scotta randa, oggi le nuove forme perdonano il timoniere, lasciando più tempo per ragionare sul da farsi e non hanno alcuna tendenza nell’andare all’orza. I due timoni, inoltre, azzerano l’attrito: quello sopravento esce dall’acqua, quello sottovento diventa perpendicolare lavorando al massimo dell’efficienza.
Anche il piano velico è più centrato grazie allo spostamento verso poppa dell’albero: la J e la E (la misura della base del fiocco e la lunghezza del boma, n.d.r.) quasi corrispondono, i fiocchi acquistano quindi potenza e, in caso di autovirante, si sente meno la mancanza della sovrapposizione sulla randa, inoltre diventa possibile frazionare la prua con quattro stralli: Code 0, Gennaker, fiocco e trinchetta, con quest’ultima che diventa una vela vera, e non un fazzoletto dalle dimensioni ridicole, da usare regolarmente».