Prova RM 1370, la forza del compensato marino e resina epoxy

Lunghe crociere, navigazioni veloci e costruzione impeccabile in compensato marino e resina epossidica. L’ammiraglia della flotta RM è una barca per armatori maturi in cerca di una barca completa. L’abbiamo provata tra le acque di casa, a La Rochelle, in Francia
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A loro di uniformarsi non interessa, anzi. Agli RM piace farsi notare per la loro personalità che va oltre gli innumerevoli colori dello scafo tra cui è possibile scegliere. Nel panorama della cantieristica tra produttori di grandi volumi e semi custom, gli RM sono gli unici a essere realizzati in compensato marino e resina epossidica e hanno il pregio di muoversi con equilibrio e disinvoltura in quel delicato spazio che segna il confine tra una barca sportiva e una per la crociera familiare e/o le lunghe navigazioni.

Gli RM più piccoli hanno una predilezione per la vela veloce, il 13,70 – ammiraglia del cantiere – invece ha un’impostazione più “da viaggio”. In banchina la barca è imponente, con i suoi bordi liberi alti, l’aggressiva prua rovescia, la poppa aperta e dalla larghezza marcata (il baglio massimo è di 4,50 metri). Immenso il pozzetto, e sulla barca che abbiamo provato lo sembrava ancora di
più, visto che il tavolo fisso doveva ancora essere montato; le manovre sono ben organizzate, il lunghissimo trasto di randa permette di regolare con precisione la forma della vela e la scotta alla tedesca la sua angolazione al vento. La posizione dei winch primari, che come sugli altri RM è interna al pozzetto, è sicura e comoda. Una serie di rinvii “guidano” con la corretta angolazione scotte e borose ai winch, anche se le staffe in acciaio che rimandano le scotte ai verricelli vicino al timoniere possono trasformarsi in “oggetti pericolosi” quando ci si muove in coperta.

Rispetto al suo predecessore, il 13.60, ha una carena nuova, Marc Lombard l’ha disegnata più voluminosa e potente nelle sezioni di prua, l’albero è più alto e il piano velico più generoso. Resta il doppio spigolo che corre lungo tutto lo scafo ed è molto marcato a poppa: in navigazione la barca vi si appoggia e oltre guadagnare in stabilità (grazie anche alla doppia pala del timone presente sulla barca provata) estremizza la sensazione di velocità.

Interni

A enfatizzare spazi e luminosità ci pensano anche mobili e finiture chiarissimi, bianchi e grigi. L’impostazione è alla francese con pochi orpelli, ma tutto il necessario, compreso l’impianto antincendio a soffitto. Carteggio e cucina spiccano per dimensioni e sfruttano bene tutta la larghezza dello scafo. Stesso discorso per la dinette con tavolo che, una volta alzate le ali abbattibili, serve i due lunghi divani a murata (210 cm).

Rispetto alle cabine di prua e di poppa il quadrato è rialzato, a pavimento trovano così posto le batterie e i serbatoi di gasolio e acqua (tutti in inox). Circa il layout, la barca prevede l’armatoriale a prua, con bagno riservato e a poppa una matrimoniale e un locale che può essere allestito come zona tecnica oppure come terza cabina (con letto matrimoniale o a pullman).

L’indole di barca pensata per le lunghe navigazioni la si ritrova negli spazi dedicati allo stivaggio che abbondano anche in sentina, sotto e dietro alle panche; i tientibene sono corti e ben studiati quanto a posizione e rendono semplice muoversi in navigazione anche a barca sbandata.

In navigazione

Abbiamo navigato nel golfo di La Rochelle con mare piatto e vento tra i 10 e i 12 nodi. Condizione che le ha permesso di mettere in bella mostra quelle caratteristiche tipiche delle barche larghe e moderne. Alla ruota è divertente, reattiva, dalle accelerazioni immediate e si apprezza la struttura rigida della barca, il timone è neutro (tipico delle imbarcazioni con doppia pala) e diretto. Fantastiche le sensazioni ai laschi, la barca è potente, veloce stabile.

Il nostro gennaker era piuttosto avaro in dimensioni (157 mq), ma abbiamo comunque navigato a quasi 8 nodi con meno di 10 nodi di aria. Quando si tratta di risalire il vento, è inutile incaponirsi per cercare angoli stretti, meglio farla correre perdendo qualche grado al vento: le velocità compensano la strada in più.

Di bolina larga, con 10 nodi abbiamo navigato a circa 7,7, oltre 1 nodo in più rispetto alla bolina stretta, e appena l’aria è salita a oltre 13 nodi si volava a 8,6. L’albero in alluminio (optional in carbonio) e poggiato in coperta ha due ordini di crocette che sono lunghe e ben angolate, le sartie alte e medie sono a murata e le basse a filo della tuga, una configurazione che libera i passaggi laterali già di per sé molto ampi. A prua il gavone dell’àncora ha tutto lo spazio per essere compartimentato e usato anche come cala vele.

Tre gradini comodi e poco ripidi portano a un quadrato invaso dalla luce naturale: oltre ai vetri laterali della tuga e a murata la luce entra dal fin troppo grande parabrezza frontale (troppo grande specie se si naviga in Mediterraneo, dove il sole è prepotente, inoltre quando si è in coperta diventa un punto critico quanto a scivolosità).
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