Per una rotta “plastic free”
Sono otto milioni le tonnellate di rifiuti di plastica che ogni anno finiscono in mare. Una metastasi che, assieme all’aumento del livello del mare e delle temperature delle acque, aggredisce il nostro pianeta. Il mare ha accolto il materiale più diffuso sulla terra avvelenando l’ambiente marino e la vita subacquea. I materiali sintetici aumentano costantemente di genere e quantità, tanto da creare anche un’enorme isola nell’Oceano Pacifico, così grande da darle perfino il nome di “Great Pacific
Garbage Patch”, la più ampia zona di accumulo di rifiuti galleggianti al mondo.
La “plastica” ha addirittura cambiato la storia della navigazione: dopo secoli di imbarcazioni costruite in legno, da oltre 60 anni la nautica è fatta soprattutto di plastica, di fibra di vetro e resine vinilestere o poliestere. E il futuro prepara prospettive di materiali ancor più raffinati e comunque non esistenti in natura: il rischio è di vedere un pianeta vittima del suo stesso sviluppo. È arrivato dunque il tempo di imboccare una nuova rotta verso l’acquisizione di una mentalità “plastic free”. I giovani, in prima linea, si sono mobilitati il 15 marzo scorso in una marcia planetaria che ha visto milioni di persone scendere pacificamente nelle strade per lanciare un messaggio a salvaguardia del pianeta.
La possibilità di invertire il corso esiste: per risolvere il problema dell’inquinamento
da plastica è necessario focalizzarsi su aspetti dell’economia circolare, creando percorsi virtuosi che mettano in atto una gestione intelligente e riducano gli sprechi. È compito
e dovere dei governi e delle industrie cambiare strada e imboccare un diverso modello
di sviluppo. La Francia, prima al mondo, si sta facendo carico di un programma per
lo smaltimento delle imbarcazioni in vetroresina, con una filiera virtuosa che arriverà, entro il 2023, al riciclo di circa 25.000 unità. Si tratta per ora di un programma nazionale, che ci auguriamo venga accolto anche dagli altri paesi europei, Italia in primis, e non solo (ne parliamo a pag. 42).
Ma il contributo deve arrivare soprattutto da chi naviga. Troppo spesso pensiamo erroneamente che il mare abbia un infinito potere di assorbire i nostri scarti, gettando in acqua lattine, mozziconi di sigarette, bottiglie di vetro e contenitori di plastica invece di riportarli in porto e contribuire al processo di recupero. Solo così, insieme, possiamo partecipare attivamente al miglior funzionamento del sistema, affinché i rifiuti non siano soltanto scarti, ma fonte preziosa di nuova materia. Ne va del destino dell’intera umanità.