Quando è partito il progetto seventytwo abbiamo lavorato su un breef che prendeva spunto dalle nostre imbarcazioni precedenti.Volevamo creare un catamarano nuovo, funzionale e veloce. L’architettura navale come concetto, non dovrebbe inventare, ma trasformare, organizzare i mutamenti di quello che c’è già, di quello che precede.
Nei multi scafi, dove i volumi molto ampi della dinette, si confrontano con quelli più stretti delle vicine cabine, le misure degli spazi non sono mai riconducibili a un abaco codificato; si configurano invece solo nel rapporto di reciprocità tra i singoli elementi, creando scenografie diverse a seconda dei volumi che abbiamo a disposizione.
Noi come studio siamo estremamente convinti che oggi sia corretto avere l’idea di design in continua evoluzione. Il design si deve modellare intorno alle sue necessità, e ogni progetto viene ad avere requisiti e caratteristiche diverse, trovando espressione in contesti differenti. Ecco che le “originali e creative combinazioni dei singoli elementi“ non sono altro che una soluzione nata dall’esigenza del vivere in modo unico la vita della Barca.
Trattare la dinette in loft, dove leggere e dialogare, creano dimensioni diverse di divaneria, dove cassetti e vani incastrati dentro le divanerie, nascondono bicchieri e bottiglie refrigerate, dove il timonare non è un arte riservata al capitano, ma vuole essere un rapporto continuo con l’equipaggio, non può e non vuole essere un concetto di design ma un concetto di vivere.
Il taglio delle aperture delle finestre in murata o le finestre in coperta, non sono un elemento estetico ma uno studio dettagliato del percorso ottico dell’armatore dentro lo scafo, da seduto al tavolo o accovacciato sul divano o semplicemente in piedi.
Il nostro obbiettivo, come sempre con tutti i nostri clienti, è che nella lettura di tutto il progetto l’armatore ne fosse parte e che lo leggesse come un viaggio con le sue passioni, dolori ed enigmi. Amiamo pensare al design come parte di un contesto più ampio, ampliando la scala, inserendolo in una visione più spaziale, più grande, legandola al mondo in cui l’uomo vive.
Penso che, forse più semplicemente, ci vogliono persone che abbiano un altro punto di vista, persone con visioni trasversali che suggeriscano accostamenti e analogie impreviste e questo è quello che abbiamo fatto per il nostro cliente, creando un prodotto su misura. Dobbiamo cercare un design libero da schemi legandolo a una visione più ampia, avvicinandolo alle necessità dell’uomo, adattandolo al suo vivere contemporaneo.
Dobbiamo scardinare il concetto tradizionale che associa la barca a un vivere marinaro, ormai i clienti sono cambiati e noi con loro. Amo pensare che il risultato dipende dalla qualità dei rapporti tra i partners coinvolti. Dalla loro passione e disponibilità a crescere insieme.
Come diceva Charles Simic: “Dentro la mia bottiglia vuota stavo costruendo un faro, mentre tutti gli altri stavano facendo navi”.
Lucio Micheletti